mercoledì 2 ottobre 2013

Lido delle Nazioni - Il post - Atto II

Riesco a ripartire con il mio mezzo a due ruote per quella che è la mia frazione più temuta e meno allenata. Quasi subito mi si affianca un anziano, giuro un anziano, che mi dice di seguirlo e fare gruppo insieme a lui. Penso che, vista l’età, lui non debba permettersi di pensare di poter stare al mio passo ed infatti nel giro di due chilometri lui mi sopravanza di circa 500 metri lasciandomi di stucco e privo delle mie certezze. Un famoso proverbio cinese recita: “ Mai fidarsi degli atleti sopra i 60 anni”. Tento di prendere un mio ritmo ma sono parecchi gli atleti che mi superano come se io avessi il freno a mano azionato e tento, ad ogni sorpasso, di congiungermi ai vari gruppetti. Ma non ci riesco, le gambe non rispondono, non sono abbastanza allenate e ho il terrore di spingere troppo e non terminare l’intera gara. Per rendere il tutto un quadretto disastroso, ci si mette anche il tremendo crampo allo stomaco che mi prende appena dopo circa 5 chilometri. Ne restano ancora 35 da fare in bici ed io ho un dolore lancinante . Tento di combattere contro tutto questo ingerendo dei gel energetici, ma la cosa mi fa solo peggiorare la sensazione di malessere. Riesco piano piano a trovare una postura che mi toglie i dolori ma è già arrivata l’ora di scendere dal mezzo e iniziare a correre. Tempo 1 h e 21 minuti. Scendo dalla bici e imposto i primi 200 metri a buona andatura quando il dolore si eleva alla ennesima potenza. Qualsiasi cosa faccia mi crea dolore, anche stare fermo a pensare. Continuo comunque a correre ed inizio a pensare sul da farsi: 1) Mi fermo e mi ritiro così il dolore se ne andrà il prima possibile 2) Continuo la gara ma lo faccio camminando per 10 km 3) Continuo a correre esponendo pubblicamente i miei ATTRIBUTES e cerco di dare un senso alla giornata sportiva. Opto per questa ultima opzione e mi spingo oltre i limiti corporei. Vengo sorpassato da chiunque, atleti incredibili, alieni, ragazze della porta accanto e gente sovrappeso. Tutto ciò abbatterebbe chiunque ma rimango concentrato e decido di finire decentemente la gara. Ad ogni rifornimento smetto di corricchiare e bevo e mi rinfresco ma ogni giro (totale 4) è un’andata e ritorno dal girone dell’inferno dei malati di stomaco. All’ultimo giro inizio, paradossalmente, a stare meglio e a far girare decentemente le gambe, ma oramai vedo il gonfiabile del fine gara. Arrivo senza alcun tifoso che mi inciti e senza alcuno che si sia curato del mio arrivo ma mi sento comunque gasato come se in quel momento la passerella finale fosse stata inserita all’interno del Giant Stadium di fronte a 100.000 persone. Tempo 55 minuti (un disastro). Totale gara: 2h 54 minuti. Barcollo e sono contento. Sono stanchissimo ma appagato. Penso che necessiterei di ingerire del cibo per recuperare delle energie ma non mi riesce nemmeno a bere. Stomaco chiuso per ferie! Mi incammino quindi verso l'auto con il mio fagotto e inizio già a pensare alla prossima volta, si perchè il giocattolo mi è piaciuto e ne voglio conoscere tutte le potenzialità. Il tragitto del ritorno a casa è un'avventura magnifica. Sole splendente di fine estate, colonna sonora speciale e tanta splendida stanchezza. Ho il tempo di analizzare ciò che è successo e ritengo di aver fatto una gran cosa, già solo a partecipare e soprattutto a rimanere sotto le 3 ore. Naturalmente per fare meglio ho il dovere di allenarmi di più, con programmazione e costanza e già esserne coscienti è un punto di partenza ottimo. Adesso sto pensando se partecipare al triathlon sprint che si terrà domenica 13 Ottobre in quel di Lerici, devo affrettarmi nella decisione non manca molto. Vi farò sapere! Tanto vi dovevo, Davide (un triathleta, ah ah ah ah ah ).

1 commento: