mercoledì 28 dicembre 2016

Cambio vita

C'è chi, ad un certo punto della propria vita, decide di cambiare lavoro. C'è chi, invece, decide di provare ad andare a vivere in un'altra città. Poi ci sono quelli che si innamorano all'improvviso di una persona e decidono di passare tutta la loro vita insieme a lei. Ecco, io ho deciso di non privarmi di nulla e cambiare tutto. Domani sarà il mio ultimo giorno di vita veronese. E per il triathlon cosa cambia? Tutto! Nuovi posti dove allenarsi, nuove tempistiche da inserire nella giornata e nuovi progetti che vengono delineati di conseguenza. Poi c'è il fattore routine. I maschi sono esseri viventi molto legati alla routine; ho amici che praticano lo stesso allenamento nello stesso posto, alla stessa ora e con gli stessi vestiti da secoli. Ecco, la mia routine viene spazzata via e stranamente ne sono parecchio contento. Sarà il mio lato femminile che viene a galla, insieme a quello del rituale della pipì da seduto , ma sta di fatto che sono parecchio motivato. Ora c'è solo da creare una bella tabella degli allenamenti che possa coesistere con tutte queste novità ed il più è fatto. Devo fare una telefonata al migliore allenatore di tutta Italia ma devo solo trovare il momento giusto per me. Ah, vado a vivere nelle Marche e Verona mi mancherà, ma non poi così tanto visti i luoghi stupendi che mi aspettano. Mi aspetta anche una persona, alla quale va il mio grande ringraziamento di esistere e di rendermi così felice. P.S.: da domani andiamo a correre insieme, preparati! Tanto vi dovevo. Baci, Davide.



mercoledì 26 ottobre 2016

Mezza di Jesi, si o no?

Ieri sera sono uscito sgambettante per un giro completo della città. Scopo principale, quello di rilassarmi e consumare abbastanza calorie per non pentirmi della pizza e della birra previste per cena. 18 chilometri previsti. Classico giro ammazzapolmoni (non per la fatica ma per lo smog), in mezzo a tutte le strade più trafficate di Verona. Se ci aggiungiamo che l'orario è quello del rientro dagli uffici, posso tranquillamente dire che mi sono fumato un pacchetto da 10 di Camel. Però il percorso è quantomeno affascinante, con "visita" a tutti i principali monumenti e alle strade più suggestive. Sopra tutti l'Arena, illuminata in via eccezionale di rosa. Incredibile l'effetto scenografico!







Che Cazzaniga significa, allora, il titolo di questo post? Dunque, il secondo scopo di questo allenamento era una sorta di verifica dello stato di forma generale e quindi di valutazione se fosse sensato iscrivermi alla mezza maratona di Jesi del 20 Novembre, più precisamente la Vallesina Marathon . Ci starebbe bene una garetta! E il test, come è andato? Bene, potrei anche andare a Jesi ad aggredire il mio personale. Devo solo auto-convincermi ed allenarmi intensamente in questi pochissimi giorni rimanenti. Certo che sarebbe bello andare a visitare Jesi correndo, Je suis Jesi. Deciderò all'ultimo minuto, come sempre con queste tipo di argomenti. Tanto vi dovevo. Baci, Davide.




mercoledì 24 agosto 2016

La sconfitta e la rinascita.

La gara preparata per dieci mesi se ne è andata con un niente di fatto perché la scimmia urlatrice che ho nel cervello è sclerata e non sono riuscito nemmeno a ricordarmi una camera d'aria di scorta da portare in gara. Eppure le cose non stavano andando male. La partenza è prevista per le 15 e la mia batteria inizierà alle 15:25. Sono stranamente rilassato forse perché penso di aver preparato tutto nella giusta maniera. Mi spalmo due chili di vasellina in tutto il corpo, indosso la muta e vado verso la partenza. La frazione di nuoto si svolgerà, nella prima parte, in un buio canale del porto di Fredericia. Posto altamente lugubre (cit. Petrosino). Resto a guardare le varie frazioni partire ed incontro una compagnia di ragazzi italiani con i quali scambio due chiacchere. Ipotizziamo che l'acqua sarà si fredda ma non così gelata. Li saluto e vado a tuffarmi. Cxxxo!!!! Perdo istantaneamente l'uso delle estremità corporee e dell'apparato riproduttore. Passo dalla tranquillità al terrore. Nuoto 50 metri verso la linea di start e attendendo lo sparo conosco un tedesco molto simpatico con il quale scherzo sulla temperatura dell'acqua. Pronti, via! Il tedesco è il cugino teutonico di Michael Phelps e se ne va immediatamente. Mi metto nella sua scia e dopo 500 metri siamo davanti a tutti. Usciamo dal canale e iniziamo a beccare le onde dritte verso di noi, che è meglio rispetto a quelle che arrivano lateralmente. Teniamo una cadenza regolare e cazzutissima e riprendiamo tanta gente partita prima di noi. In alcuni punti c'è la bolgia e si fatica a non darsi manate e calci. Finiamo il primo giro, guardo l'orologio e rimango impietrito nel vedere il tempo. Sembriamo degli acquascooter e non sto forzando affatto.Altro giro, altro regalo. L'impressione è che il mare si stia improvvisamente movimentando e si fatica più di prima a vedere le boe davanti a noi. Ma io ho il mio fido germanico a guidarmi fino fuori dal porto. Unico problema, non sento veramente più le estremità. Mani e piedi potrebbero essere tagliati senza alcuna anestesia. Provo a non pensarci ma sta diventando una situazione complicata. Giungiamo all'arrivo e ci sono i volontari a pescarci come tonni dalla rete e sento freddo, tanto freddo. Non trovo la sacca del cambio, sono in totale confusione. Anche se la trovassi non riuscirei mai a raccoglierla, non ho sensibilità nelle dita. Qualche fenomeno ha lanciato la sacca parecchi metri più in la ed è un volontario a trovarla per me. Lo ringrazio e corro verso il tendone. Come tolgo la muta? Ancora oggi non so come sia riuscito a svestirmi. Devo anche dire che ho impietosito un ragazzo seduto al mio fianco che mi ha sfilato le gambe, altrimenti sarebbe stati cachi amari. Indosso i manicotti con la speranza che siano provvidenziali per riscaldarsi visto anche la grande quantità di vento presente. Mangio banana - bevo acqua e via. Subito vento contro fortissimo ma voglio scaldarmi e ci do dentro come un ossesso. Si va verso la campagna dello Jutland dove la natura la fa da padrona e nei pochi momenti in cui alzo lo sguardo,mi godo il paesaggio. Siamo in mezzo al nulla. Nessuno per strada, nemmeno un tifoso e allora saluto tutti i volontari agli incroci per non sentirmi troppo solo in terra straniera. Giungo in un parco protetto dove mi si parano davanti enormi gruppi di branchi di alci. STI CAZZI! Spettacolari. Non mi sono ancora scaldato e visto che oramai sono a oltre metà percorso, credo che non ci riuscirò più e spero accadrà durante la corsa. Ma i buoni pensieri svaniscono quando sento che la ruota dietro si buca. Immediatamente mi rendo conto che non ho portato la camera d'aria di scorta e sono in un campo di grano. Fottuto oltre limite. Fine del racconto. Unico altro aspetto degno di nota, sempre negativo, lo vivo quando raggiungo l'arrivo e vedo un mega tendone di birra alla spina. Ne ordino una per aiutare il mio spirito in difficoltà. Ne trangugio una gran sorsata e capisco che si tratta di birra senza alcool. La birra senza alcool è come fare una di triathlon senza poter fare la frazione di corsa. Perfetta metafora della giornata trascorsa. Nel titolo ho inserito la parola "sconfitta" e si può ben capire il perché. Ma c'è anche la parola "rinascita" perché non mollo e cerco di prepararmi al meglio per un altro mezzo ironman di fine settembre in provincia di Pescara. Dritto verso l'obiettivo e con un numero di telefono di un buon psichiatra per la scimmia urlatrice. Tanto vi dovevo, baci. Davide

sabato 23 luglio 2016

Punto della situazione

10 lunghissimi mesi di preparazione. Allenamenti svolti con freddi ghiaccia-polmoni e caldi da embolia. Mollato praticamente mai. In Aprile il triathlon sprint di Fumane. A Maggio lo sprint di Augusta (di cui manca il post per il blocco dello scrittore). A Giugno il tanto atteso Olimpico di Bardolino (buona prestazione e post mancante sempre per il blocco dello scrittore). Tutto questo per arrivare ad oggi, a due settimane dal mezzo Ironman di Fredericia. Domani sarà l'occasione per l'ultimo allenamento lungo dopodichè scarico e preparazione del viaggio. Il dado è tratto! Se riuscirò a finire il tragitto entro le 5 ore e mezza mi trasferirò definitivamente e ufficialmente nella sede della Carlsberg a bere qualcosina e ricordare i trionfali momenti di gara. Tanto vi dovevo, baci. Davide

giovedì 28 aprile 2016

Triathlon sprint di Fumane - I trofeo degli Arusnati

Fumane è una località in provincia di Verona, bel posto; mentre Arusnati, anche se sembra, non è un insulto , una parolaccia o un appellativo colorito tipo Polentoni o Terroni, ma è il nome di un antico popolo che visse nella zona della Valpolicella. Ed io qui ho deciso di esordire in questa stagione agonistica. Dal punto di visto metereologico mi aspettavo qualcosa di meglio. Dal primo di Aprile in poi abbiamo avuto solo giornate splendide, quasi estive, mentre per questo week end, del tutto improvvisamente, abbiamo trovato in dono un clima Arusnate. Vento, pioggia e freddo. Niente di proibitivo comunque. Proibitivo risulterà invece il parcheggio. Piazzale pieno ed io alla ricerca di un posto abbastanza comodo dove scaricare tutto il materiale, bici compresa. Piazzo l'auto ai lati della strada che scende dalla montagna, praticamente nel bosco. Avessi avuto una 500 mimetica non sarei mai riuscito a ritrovarla, tanto era inserita bene nel contesto. Sembrava l'auto di uno che va a funghi. Ma, faccio solo in tempo a scaricare la ruota della bici, che mi si affianca l'auto dei vigili del paese. "Non penserai mica di lasciarla lì la macchina", questo è l'esordio del simpatico figlio di Arusnate alla guida del mezzo. Con i miei occhi gonfi, e il mio fare lento e goffo, richiudo tutto e trovo parcheggio lontanissimo, senza imprecazioni come vi lascio facilmente immaginare. Preparo la zona cambio e inizio a smangiucchiare qualcosa visto che la mia batteria sarà l'ultima, dopo le 13. La prima frazione si svolge in piscina, 10 persone per 10 corsie alla volta. Nelle batterie precedenti noto colpi proibiti di qualsiasi tipo mentre i componenti del mio gruppo paiono tutti carinissimi e attenti al prossimo. Si decide che io partirò per secondo e sono abbastanza tranquillo dopo un intero inverno a spaccarmi le spalle negli allenamenti di pallanuoto. Infatti tutto bene, prendo la scia del capofila e reggo tranquillamente la sua andatura. Tutte sensazioni molto buone, tanto che mi balena per la testa il pensiero di aumentare il ritmo e passare avanti ma preferisco gestire le forze. Incredibile, mantengo la lucidità per contare tutte le 23 vasche (da 33 metri) ed esco dall'acqua. Qui mi perdo completamente. Mi addormento. Ci metto una vita per mettere calzini, casco e spolverino. Mi passano in tanti e mi automaledico. Nemmeno il tempo di rendermi conto di pedalare e parte la salita, bella dura anche. Mi serve qualche minuto per abbassare i battiti del cuore ma poi la pedalata non diventa malvagia. Mi manca tanto il pubblico ai lati della strada che non c'è. In compenso, salendo, la vista diventa man mano sempre più avvolgente, con la Valpolicella e Verona come soggetto del paesaggio. Intanto la scalata finisce e mi fiondo in discesa. Il caldo è fatto diversamente, tanto che la pioggerella in quota mi pare nevischio o forse è solo il mio desiderio di voler raccontare per forza un'impresa epica. Altra zona cambio e altra dormita colossale. Nei cambi sono lento come la preparazione della pearà della domenica mattina. Ci metti un lottatore di sumo in zona cambio al mio fianco e vedrai che ti sembrerà incredibilmente di vedere Usain Bolt. Però sto bene e voglio divertirmi. Prendo un buon ritmo e tengo nel mirino qualche bel personaggio che mi sta davanti. Come un avvoltoio attendo di saziarmi della loro carcassa e così sarà. Ultimo km e le energie sono lì a farmi compagnia. Allunghissimo finale e finalmente una gara di triathlon fatta in maniera decente. Il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni. Tanto vi dovevo, baci. Davide

mercoledì 20 aprile 2016

Fredericia... Che cxxxo è Fredericia?

Fredericia non è un'amica, non è nemmeno una marca di detersivi (smacchia la maglietta con Fredericia!) e nemmeno il nome di una cagnetta. Tutto nasce dalla ricerca di una gara con distanza mezzo IronMan per l'estate. L'anno scorso la scelta cadde su Pescara. Tutto bello, tranne la mancanza di acqua nell'ultimo ristoro in bici e un caldo disumano, da far fatica anche al bar davanti ad un cocktail fruttato con tanto di ombrellino. Fra le gare del marchio IronMan ho addocchiato Rapperswill, in Svizzera, ma arriverebbe troppo presto e mi sembra logico dover allungare l'agonia degli allenamenti. E allora ho cambiato sito e marchio, Challenge Family. Rimini si svolgerebbe ai primi di Maggio, quindi nein. Ci sarebbe una gara al 6 di Agosto in Danimarca con tanto di frazione nuoto nel Mar del Nord. Mai stato tra l'altro nel Paese della sirenetta! C'è da dire che ti aspetteresti di gareggiare a Copenaghen e invece no, troppo banale. F R E D E R I C I A. Vado a Fredericia! Una città che non è nemmeno citata nella guida lonely planet del proprio Paese di appartenenza. Però, a parte lo scetticismo iniziale, devo dire che la città sembra interessante e logisticamente perfetta; a pochi chilometri dall'aeroporto di Billund, località famosa per il parco di divertimenti LEGOLAND. Da questo posto mi aspetto principalmente una cosa, un clima adatto per lo svolgimento di una gara abbastanza lunga. Anche perchè, se così non fosse, ho forti dubbi che al Polo organizzino qualcosa del genere. Tanto vi dovevo. Baci, Davide.

mercoledì 6 aprile 2016

Dogi's half marathon (la mezza maratona di Dolo)

La mezza maratona di domenica scorsa è un'idea dell'ultimo minuto. Per mesi e mesi ho partecipato alle gare NON competitive di Verona e provincia, quelle dove l'obiettivo per tanti è fare quattro passi o portare il cane a fare una lunga pisciata. Difficile quindi trovare stimoli e cercare di andare un filo oltre. Nasce quindi così l'idea di partecipare ad una gara competitiva; tornare a rivivere certe emozioni: la tensione pre-gara, l'odore della sfida, il mal di pancia mattutino e le sue inenarrabili conseguenze. Iscrizione fatta all'ultimo momento e numero di pettorale talmente alto che pare un codice fiscale. Pazienza, niente a confronto dell'abbigliamento sfoggiato per l'occasione, ma andiamo passo per passo.  La giornata è più che primaverile e il viaggio verso la bassa veneziana risulterà rilassante. Il paese di DOLO non me l'aspettavo così interessante. Un campanile della chiesa con forti richiami alla Serenissima e una zona del centro che rassomiglia in qualche modo a Borghetto. Bello! Ci sarebbero anche dei baretti interessanti per ingurgitare una luculliana colazione continentale ma mi spetta solo una banana Chiquita quasi andata a male. Ritiro pettorale e vestizione effettuati e foto di rito. Nella foto sono nascosto dietro di tutti perché non ho la maglietta della società e mi presento con una canotta dal dubbio gusto e moralità oltre che con dei manicotti parecchio gay-friendly. Ma sono felice e tranquillo per quello che andrò a fare. Tanto che mi avvicino alla partenza all'ultimo istante e costretto a partire dal fondo del gruppo. L'idea per la gara è quella di fare un bell'allenamento senza forzare troppo, anche perché gli allenamenti degli ultimi tempi e soprattutto quelli della settimana mi hanno segnato nel fisico e nella mente. Decido di tenere un ritmo di 5 minuti a chilometro nella prima parte di gara per poi vedere se ne avrò per spingere nella seconda. Una tattica di gara alquanto prudenziale ma è mattino presto, il mio corpo è intorpidito e ho un muso di un personaggio dei cartoni animati. Partenza, via! partendo dal fondo sono obbligato a tenermi di lato per passare gran parte del gruppone che andrà sicuramente più lento di me e in un attimo il primo chilometro è andato. 4 minuti e mezzo. Porco cane vai più piano, così ti bruci! penso. Secondo chilometro 4 minuti e 38. Non riesco a comunicare con me stesso ed impormi di rallentare ma sono ancora in fase di uscita dal traffico e penso che fra poco riuscirò ad impormi di rallentare. Ragionamenti da scimmia urlatrice. Le gambe rispondono bene e il fiato pure. Ma già al quarto chilometro mi sento debole di energie e decido di anticipare l'assunzione del primo dei due gel energetici previsti. In un attimo la debolezza passa e penso che sia più un effetto placebo che una reazione chimica che avviene realmente nel fisico. D'altra parte i chilometri da fare sono tanti e le minchiate alle quali pensare sono veramente parecchie. In tutto questo pensare mi accorgo che ci stiamo dirigendo verso il paese di STRA e  in lontananza scorgo i palloncini bianchi del pacer dell'ora e 40. Io non ho mai corso una mezza sotto quel tempo e mi piacerebbe sfondare quel muro ma rischio di forzare troppo il ritmo e smetto di pensarci e torno a riflettere sulla chimica e la fisica quantistica. Il fatto è che più passano i chilometri e più vedo sti palloncini vicini tanto che al decimo chilometro raggiungo questo gruppetto festoso. Il ritmo dall'inizio della gara non è mai diminuito, a prova del fatto che il mio cervello e il mio corpo non hanno facilità a comunicare. Mi metto in mezzo a questi simpatici signori e ci divertiamo a salutare il pubblico presente ai lati della strada e ti rendi conto quanto basti poco per divertirsi a volte. L'unico problema è che il ritmo per due chilometri è sceso di qualche secondo e me ne accorgo dalla facilità di corsa che propongo. Rompo gli indugi e mi stacco dal gruppo vacanze e abbasso di una decina di secondi l'andatura, 4 minuti e trenta secondi a km. Tutto procede bene. Intorno al tredicesimo chilometro passiamo davanti ad un'osteria che emana, già alle dieci del mattino, odori di frittura e grigliata di pesce. Avrei approcciato qualche piatto locale con un bel bianchetto frizzante ghiacciato nonostante l'orario. Ciò significa che lo stato di forma è ottimo e riesco ancora a divagare in pensieri senza fare troppa attenzione alle gambe e al respiro. Nel frattempo entro in una cabina del telefono e mi trasformo come superman nell'ormai famigerato "runner spazzino" ed inizio a raccogliere i corridori cadaveri che incontro sul mio cammino. Vuol dire che l'andatura è aumentata e passo parecchia gente, alcuni dei quali non credo realmente siano riusciti a portare la propria carcassa all'arrivo. Si arriva a MIRA e capisco che nella provincia di Venezia si tenda a risparmiare sui nomi dei paesi. Da noi a Verona ci sono nomi più strutturati, vedi Rosegaferro, San Martino Buon Albergo, Colognola ai Colli, Valeggio sul Mincio. E quando il nome è troppo piccolo ci aggiungiamo sicuramente un qualcosa, tipo: Torri.... del Benaco, S.Anna ..... D'Alfaedo, Ronco ..... all'Adige. Comunque, oramai siamo nel finale di gara e ho i capezzoli in fiamme, naturalmente ho lasciato a casa la vaselina che me li avrebbe salvati. Avanti! Passo ancora gente, oramai sono lanciato. Fuori da una curva mi si prospetta di fronte, fiero, il campanile della chiesa della località di partenza e capisco di essere arrivato soprattutto quando sento la voce dello speaker. Tento una timida volata con me stesso, senza troppo esagerare che domani c'è allenamento in bici. Arrivo al traguardo in un'ora e 37 minuti. Buona prova e sensazioni positive. Festeggio con un'ottima birra media alla spina al primo bar disponibile, tanto per non perdere le ottime abitudini. Tanto vi dovevo, baci. Davide