mercoledì 6 aprile 2016

Dogi's half marathon (la mezza maratona di Dolo)

La mezza maratona di domenica scorsa è un'idea dell'ultimo minuto. Per mesi e mesi ho partecipato alle gare NON competitive di Verona e provincia, quelle dove l'obiettivo per tanti è fare quattro passi o portare il cane a fare una lunga pisciata. Difficile quindi trovare stimoli e cercare di andare un filo oltre. Nasce quindi così l'idea di partecipare ad una gara competitiva; tornare a rivivere certe emozioni: la tensione pre-gara, l'odore della sfida, il mal di pancia mattutino e le sue inenarrabili conseguenze. Iscrizione fatta all'ultimo momento e numero di pettorale talmente alto che pare un codice fiscale. Pazienza, niente a confronto dell'abbigliamento sfoggiato per l'occasione, ma andiamo passo per passo.  La giornata è più che primaverile e il viaggio verso la bassa veneziana risulterà rilassante. Il paese di DOLO non me l'aspettavo così interessante. Un campanile della chiesa con forti richiami alla Serenissima e una zona del centro che rassomiglia in qualche modo a Borghetto. Bello! Ci sarebbero anche dei baretti interessanti per ingurgitare una luculliana colazione continentale ma mi spetta solo una banana Chiquita quasi andata a male. Ritiro pettorale e vestizione effettuati e foto di rito. Nella foto sono nascosto dietro di tutti perché non ho la maglietta della società e mi presento con una canotta dal dubbio gusto e moralità oltre che con dei manicotti parecchio gay-friendly. Ma sono felice e tranquillo per quello che andrò a fare. Tanto che mi avvicino alla partenza all'ultimo istante e costretto a partire dal fondo del gruppo. L'idea per la gara è quella di fare un bell'allenamento senza forzare troppo, anche perché gli allenamenti degli ultimi tempi e soprattutto quelli della settimana mi hanno segnato nel fisico e nella mente. Decido di tenere un ritmo di 5 minuti a chilometro nella prima parte di gara per poi vedere se ne avrò per spingere nella seconda. Una tattica di gara alquanto prudenziale ma è mattino presto, il mio corpo è intorpidito e ho un muso di un personaggio dei cartoni animati. Partenza, via! partendo dal fondo sono obbligato a tenermi di lato per passare gran parte del gruppone che andrà sicuramente più lento di me e in un attimo il primo chilometro è andato. 4 minuti e mezzo. Porco cane vai più piano, così ti bruci! penso. Secondo chilometro 4 minuti e 38. Non riesco a comunicare con me stesso ed impormi di rallentare ma sono ancora in fase di uscita dal traffico e penso che fra poco riuscirò ad impormi di rallentare. Ragionamenti da scimmia urlatrice. Le gambe rispondono bene e il fiato pure. Ma già al quarto chilometro mi sento debole di energie e decido di anticipare l'assunzione del primo dei due gel energetici previsti. In un attimo la debolezza passa e penso che sia più un effetto placebo che una reazione chimica che avviene realmente nel fisico. D'altra parte i chilometri da fare sono tanti e le minchiate alle quali pensare sono veramente parecchie. In tutto questo pensare mi accorgo che ci stiamo dirigendo verso il paese di STRA e  in lontananza scorgo i palloncini bianchi del pacer dell'ora e 40. Io non ho mai corso una mezza sotto quel tempo e mi piacerebbe sfondare quel muro ma rischio di forzare troppo il ritmo e smetto di pensarci e torno a riflettere sulla chimica e la fisica quantistica. Il fatto è che più passano i chilometri e più vedo sti palloncini vicini tanto che al decimo chilometro raggiungo questo gruppetto festoso. Il ritmo dall'inizio della gara non è mai diminuito, a prova del fatto che il mio cervello e il mio corpo non hanno facilità a comunicare. Mi metto in mezzo a questi simpatici signori e ci divertiamo a salutare il pubblico presente ai lati della strada e ti rendi conto quanto basti poco per divertirsi a volte. L'unico problema è che il ritmo per due chilometri è sceso di qualche secondo e me ne accorgo dalla facilità di corsa che propongo. Rompo gli indugi e mi stacco dal gruppo vacanze e abbasso di una decina di secondi l'andatura, 4 minuti e trenta secondi a km. Tutto procede bene. Intorno al tredicesimo chilometro passiamo davanti ad un'osteria che emana, già alle dieci del mattino, odori di frittura e grigliata di pesce. Avrei approcciato qualche piatto locale con un bel bianchetto frizzante ghiacciato nonostante l'orario. Ciò significa che lo stato di forma è ottimo e riesco ancora a divagare in pensieri senza fare troppa attenzione alle gambe e al respiro. Nel frattempo entro in una cabina del telefono e mi trasformo come superman nell'ormai famigerato "runner spazzino" ed inizio a raccogliere i corridori cadaveri che incontro sul mio cammino. Vuol dire che l'andatura è aumentata e passo parecchia gente, alcuni dei quali non credo realmente siano riusciti a portare la propria carcassa all'arrivo. Si arriva a MIRA e capisco che nella provincia di Venezia si tenda a risparmiare sui nomi dei paesi. Da noi a Verona ci sono nomi più strutturati, vedi Rosegaferro, San Martino Buon Albergo, Colognola ai Colli, Valeggio sul Mincio. E quando il nome è troppo piccolo ci aggiungiamo sicuramente un qualcosa, tipo: Torri.... del Benaco, S.Anna ..... D'Alfaedo, Ronco ..... all'Adige. Comunque, oramai siamo nel finale di gara e ho i capezzoli in fiamme, naturalmente ho lasciato a casa la vaselina che me li avrebbe salvati. Avanti! Passo ancora gente, oramai sono lanciato. Fuori da una curva mi si prospetta di fronte, fiero, il campanile della chiesa della località di partenza e capisco di essere arrivato soprattutto quando sento la voce dello speaker. Tento una timida volata con me stesso, senza troppo esagerare che domani c'è allenamento in bici. Arrivo al traguardo in un'ora e 37 minuti. Buona prova e sensazioni positive. Festeggio con un'ottima birra media alla spina al primo bar disponibile, tanto per non perdere le ottime abitudini. Tanto vi dovevo, baci. Davide    

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